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DRIVE TO THE GREEN

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Il verbo guidare, transitivo, può avere molteplici significati, nell’accezione del nostro titolo. Noi, come responsabili dei nostri Golf Club, dobbiamo fare di tutto per cercare di rendere la nostra gestione più sostenibile; e quindi dobbiamo “guidare” noi stessi e la nostra macchina golf club verso un approccio che porti a un uso più attento delle nostre risorse naturali. Ma, come responsabili di una squadra di lavoro, dobbiamo “guidare” i nostri colleghi verso questo nuovo modo di vedere le nostre aziende e i nostri processi gestionali e manutentivi.

AITG guarda inevitabilmente a ciò che in generale tutta la società moderna in deve guardare; il futuro del nostro pianeta e tutti abbiamo un ruolo importante.

L’etica dell’ambiente ha iniziato ad affermarsi solamente in tempi recenti, quindi dall’inizio degli anni ’70, ma ciononostante ha attinto, nel corso della sua fase di sviluppo iniziale, sia alle radici storiche più profonde dell’etica sulla natura, sia a quelle più recenti sulla salute del nostro pianeta, evidenziando – e qui entriamo in gioco noi – la forte connessione tra questioni di ordine scientifico e morale.

Fin dai tempi dei filosofi presocratici, fino ad arrivare alla rivoluzione industriale, si è parlato del rapporto tra uomo e natura, ma sempre senza una vera attenzione al problema dell’effetto che l’uomo poteva avere sulla natura. Piuttosto si guardava a come l’uomo questa natura poteva sfruttarla a suo beneficio. Personaggi come Platone e Aristotele erano ben consci dell’effetto antropico sulla natura, ma se in un caso (Platone) c’era totale disinteresse, addirittura Aristotele riteneva che l'uomo fosse esente da qualsiasi obbligo nei confronti della natura e pensava, anzi, che tutto il mondo animale e naturale fosse fatto per l'uomo. Poi vi fu un primo approccio verso la questione animale (più che altro incentrata sulla crudeltà verso essi), ma la natura in sé stessa rimaneva sempre ignorata. Solo tra il ‘700 e l’800 vi fu un primo vero approccio consapevole e grazie poi a personaggio come Charles Darwin e Konrad Lorenz, la nostra visione sul mondo naturale è cambiata definitivamente, spostandoci dalla filosofia della natura alla filosofia ambientale, grazie a una profonda trasformazione dell’immagine stessa di natura, che da mera essenza metafisica diventava luogo di processi biologici e di valori e nel contempo contesto di rapporti dinamici che investono sia la vita morale dell’uomo ma soprattutto l’intera dimensione biologica.

Ma veniamo ai giorni nostri e a quello che noi possiamo veramente fare. Le tematiche legate alla gestione sostenibile dell’ambiente sono estremamente complesse – come ben sappiamo – e avere una dottrina sistematica in grado di considerare tutti gli interessi in gioco è la nostra vera sfida. Pensiamo al nostro (piccolissimo) mondo del golf. Dal momento in cui il legislatore ha iniziato a limitare l’uso di determinati prodotti che ci consentivano di mantenere i nostri campi immacolati (o quasi), abbiamo visto le reazioni dei vari attori del mondo del golf. In primis i nostri soci; le lamentele atavicamente e intrinsecamente insite nel carattere di qualche golfista, si sono acuite in maniera esponenziale. Se poi tornavano da viaggi nella zona degli emirati (per citarne una abbastanza vicina) dove ancora oggi possono giocare su campi perfetti (sia per una questione climatica sia perché li, il legislatore, non pone limiti) iniziavano a fare confronti trascinandoci in discussioni in cui noi pochissimo potevamo fare, se non spiegare (senza essere minimamente compresi) le varie differenze di clima, investimenti ecc. e che il campo, come essere vivente, senza determinate “medicine” non poteva essere costantemente in splendida salute. Ma anche, e su questo dobbiamo crederci tutti, che avevamo – e qualcuno lo fa ancora – superato il limite nell’uso di prodotti che rendevano i nostri campi molto belli, ma che non guardavano nella maniera giusta alla risorsa principale di cui gratuitamente godiamo: il nostro pianeta. E, perdonatemi ma la mia natura mi porta sempre verso la filosofia e la storia, dobbiamo tornare un attimo al discorso di apertura.

Le difficoltà che noi abbiamo nel far capire ai nostri soci, clienti, amministratori ecc. è strettamente legata alla difficoltà che, in generale, l’etica ambientale deve ogni giorno gestire, ovvero il ripensamento del posto dell’uomo. Alcuni propongono, in maniera piuttosto radicale, di uscire completamente dalla prospettiva antropocentrica ed etnocentrica (una sorta di anti-umanesimo piuttosto utopistico) altri rimangono convinti del valore strumentale della natura, finalizzato a garantire il benessere dell’uomo. Vi sono poi approcci un po’ più moderati, che si considerano la natura dotata di un valore non strumentale verso l’uomo, ma che continua ad attribuire all’uomo la possibilità, ma con senso critico, di avere una scala di priorità nel suo sfruttamento.

Alla fine, e noi viviamo queste problematiche tutti i giorni, non è facile stabilire quale sia l’approccio corretto. Spesso si parla di etica ambientale al singolare, ma questa è un orizzonte concettuale caratterizzato da una vasta gamma di prospettive, legate sia al mondo naturale sia a quello animale. Si parla di scienze sociali, ecologia, etologia, biologia, economia ecc…e quindi avere un insieme sistematico di dottrine, capace di considerare tutti gli interessi in gioco è estremamente problematico, ma da qualche parte bisogna partire sia nel primario interesse di consegnare alle generazioni future un mondo ancora “vivibile”, sia perché i costi dello sfruttamento delle risorse naturali stanno aumentando a dismisura.

E in questo noi come AITG possiamo, sempre parlando nel piccolo mondo del golf italiano, continuare a fare qualcosa di buono. Dalla semplicissima installazione di sensori di presenza che accendono le luci e le spengono automaticamente quando non c’è più nessuno nella stanza, all’utilizzo di essenze erbose che necessitano di meno acqua e meno prodotti, fino al supporto all’iniziativa della FIG nel suo progetto “green4green” che potrebbe far risparmiare cifre considerevoli ai nostri circoli, sfruttando anche energia cosiddetta “pulita”.

Ma non possiamo dimenticare che il nostro approccio non deve essere radicale; abbiamo in nostri soci e clienti che devono comunque poter godere di campi in buono stato (ma non apro il dibattito su cosa ciò significhi, altrimenti vi annoierei troppo…se non lo sto già facendo), ed è per questo che come AITG, grazie all’incommensurabile aiuto del nostro consulente e amico Piero Catelani, siamo sempre in contatto con i ministeri e gli enti preposti per l’utilizzo in deroga di certi prodotti.

Siamo di fronte a una sfida difficilissima, sapendo di non avere ancora i mezzi a disposizione (o molto pochi) e sapendo altresì che non possiamo tirarci indietro. Quindi, come direbbero gli inglesi “Let’s Drive to the Green” tutti assieme, per un presente più sano e un futuro migliore per i nostri figli.

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