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ANNO ZERO DOPO LA RYDER

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Il 1° ottobre 2023 per il golf italiano rimarrà una data storica! Milioni di appassionati, incollati davanti a d altrettanti televisori, festeggiavano il colpo con cui Tommy Fleetwood regalava all’Europa la certezza della vittoria nella 44° edizione della Ryder Cup. E tutti noi, dopo aver visto per tre giorni delle meravigliose immagini di golf, di festa e di successo di pubblico, abbiamo pensato che fosse una vittoria del golf italiano.

 

Il campo, condotto dai colleghi Sandro Maistrello, Riccardo Tirotti, Anna D’Alessio, è sembrato meraviglioso e certamente ha fatto in modo di attirare l’interesse su una zona del mondo che non è mai stata – realmente – considerata una meta golfistica da parte dei turisti. L’organizzazione, impeccabile, ha fatto pensare, come sovente accade, che poi in Italia, tanto vituperata, non siamo così male…e quindi cosa dobbiamo fare adesso? Beh, dobbiamo assolutamente cercare di sfruttare il momento perché, dopo l’entusiasmo che sono sicuro ha pervaso in tutti noi per un evento riuscito molto bene, dobbiamo ritornare alla realtà dei nostri circoli e capire come fare per cercare fare si che l’onda lunga della Ryder Cup porti benefici alle strutture che gestiamo.

 

Abbiamo bisogno di nuovi giocatori, abbiamo bisogno che i nostri soci non “migrino” abbagliati da continue offerte al ribasso che non sono altro che uno specchietto per le allodole. Abbiamo bisogno che il nostro bellissimo sport rimanga affascinante e che non sia sostituito, con la conseguente perdita dei giocatori, da altre attività che ai loro occhi sono più convenienti – non solo dal punto di vista economico ma anche del tempo. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo farlo tutti assieme e dobbiamo farlo subito. La Federazione Italiana Golf, che in maniera così eccellente ha portato nel nostro Paese un evento planetario, deve a mio avviso bussare alle porte di comuni e province per cercare di avere, capillarmente sul territorio, strutture facilmente accessibili (3 o 6 buche) dove chiunque, senza alcun tipo di “barriera” all’ingresso, possa provare uno sport che, lo sappiamo bene, nella maggior parte dei casi poi diventa una passione.  Gli addetti ai lavori, quindi AITG e PGAI; tutti assieme dobbiamo organizzare giornate di prova del golf, aprendo i nostri circoli, ma non in maniera totalmente casuale (cosa che accade ora) con risultati risibili. Dobbiamo organizzare una giornata nazionale del golf, con tutti i golf club che, gratuitamente, fanno provare il golf a chi ancora non ha mai assaporato la bellezza di colpire una piccola pallina bianca. Gli stessi golfisti già esistenti devono essere, perdonate il termine forse un po’ esagerato, degli “evangelizzatori” del golf, facendo conoscere ai loro amici la bellezza di uno sport meraviglioso.

 

Le immagini della Ryder devono essere sfruttate per attirare nuovi giocatori, per far capire che il golf non è solo uno sport “ingessato” per vecchietti ma può essere molto più vicino a una festa di pubblico rispetto a ciò che invece è lo stereotipo percepito dalla maggior parte dei non golfisti. Ma dobbiamo muoverci perché sarebbe un peccato sprecare forse l’ultima occasione che abbiamo per fare il salto di qualità e avere ognuno un numero congruo di golfisti per rendere sostenibili le nostre aziende.

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